Il Castello del
Male di Enrico Holt
Presentazione
Un
giorno alla agenzia investigativa di Logan & Macrea - Detectives privati si
presenta una bella ragazza dicendo di essere la segretaria di un ricco
milionario, Jonathan Blundell, e racconta una strana storia di un vecchio socio
sparito e creduto morto e di sopiti rancori. Ella teme per la vita del suo
principale e invita i due detective a recarsi al castello del signor Blundell
per proteggerlo e per scoprire chi minaccia la sua vita. Da quel momento per
Mike Logan e Dinah Macrea si apre un intricato ed insospettabile scenario di
delitti che sembrano irrisolvibili, finchè .....
Un
giallo complesso e pieno di colpi di scena, in cui si fondono in modo sapiente
il genere hard-boiled e l’investigazione classica. Da una parte Raymond
Chandler, dall’altra il Commissario Maigret.
Alla
fine del romanzo vi viene offerta una avventura di Ricimero, il Cavaliere
Misterioso, un eroe della narrativa poliziesca e avventurosa degli anni venti e
trenta, con le illustrazioni d’epoca.
Incipit
Lunedì, 1 ottobre.
Una
ragazza sui ventidue anni attraversò il corridoio. Era snella e sottile, le sue
gambe avrebbero potuto essere definite «sogno
di un artista». Si fermò davanti alla porta di un ufficio. La targa diceva: Logan & Macrea - Detectives privati.
La
ragazza aprì la porta. Un giovanotto sui ventott'anni stava costruendo sulla
scrivania un castello con delle carte da gioco.
— ...giorno, socia — disse senza smettere
quel lavoro delicato. — Niente posta,
niente telefonate, niente di niente. Da cinque giorni viviamo abbandonati sulla
zattera. Deve essere stagione morta per i delitti.
La
ragazza con un soffio fece crollare il castello. Mike si mise con calma a radunare le carte.
— Il destino è una cosa curiosa — osservò
il giovanotto dopo un poco. — Non ti
riesce mai di sapere che cosa ti aspetta voltato l'angolo. Durante i primi
mesi, appena messo su questo ufficio, si sarebbe detto che sulla porta c'era
scritto: Attenzione: vaiolo! Quando finalmente si è vista la faccia di un
cliente, ho avuto l'impressione d'essere in porto!
— E lo eravamo — rispose la ragazza. — Da allora, non negatelo, abbiamo sempre
avuto tutti i clienti che potevamo servire. Perchè non vi prendete qualche
giorno di vacanza, visto che adesso c'è poco da fare? Per esempio, in qualche
parte credo che si possano pescare delle bellissime trote...
— Pescare? Trote? Buona idea. Conosco un certo
laghetto, io. In una giornata come questa la superficie sarebbe liscia
liscia... Una bottiglia di whisky e una canna...
— ...e una bionda. Sarebbe la felicità perfetta,
Mike.
— No, niente bionde, i miei gusti sono mutati...
Forse, quand'ero giovane...
Non
riuscì a finire la frase. La porta si aprì ed entrò una ragazza bionda.
La
luce del sole, in quel momento, era leggermente offuscata da nuvole bianche,
che lasciò un pò in ombra il volto della ragazza, ma non tanto da nascondere i
riflessi luminosi della folta capigliatura ondulata di lei.
Dalla
finestra aperta la lieve brezza che spirava le scompigliò i capelli dai
riflessi tiziano e le fece aderire la camicetta al seno, rivelandone la forma.
Era decisamente bella e c'era qualcosa nel suo viso e nella sua figura che
faceva pensare che la ragazza avrebbe potuto posare per un pittore
rinascimentale per un volto di madonna. E tuttavia c'era qualcosa di sensuale
in lei, una femminilità molto intensa.
Mike Logan spostò lo sguardo dalla
mascella ben delineata alla sporgenza solida del mento di lei, lo fece
scivolare sul collo lungo e poi sul seno ampio. I fianchi erano alti e rotondi
e le gambe lunghe. Era un poco più alta della media e ben proporzionata.
La
ragazza decise di lasciare il detective a godersi indisturbato il suo
voyeurismo, poi, quando comprese che l’esame era finito, disse:
— Signor Logan, posso…?
— Prego, sedete — rispose Mike. — Che cosa posso fare per voi?
I
fermi occhi bruni della visitatrice si fissarono per un attimo su Dinah.
— La signorina Macrea è la mia socia —
spiegò Mike.
— Ah, bene. Mi chiamo Maria Leigh. Sono la
segretaria privata del signor Jonathan Blundell, che abita a Sherrington,
Leatherhead.
La
ragazza aveva un che di conciso in sè che attrasse subito le simpatie di Mike.
— Da qualche tempo sono un pò preoccupata
— continuò. — Sono accadute delle cose
strane. Forse però è bene che prima vi parli del signor Blundell. E' un uomo
ricco, molto ricco. Ha girato mezzo mondo e ha messo mano a un sacco di affari.
Ha passato alcuni anni nello Yokun e ha fatto quattrini. E' tornato in
Inghilterra, si è sposato, e durante quel periodo ha fatto parecchi viaggi
all'estero. Si è occupato della pesca delle perle, e ci ha rimesso tutto. Non
ha fatto altro, tutta la sua vita, che mettere insieme delle fortune, per poi
perderle.
Tacque
un momento.
— Scusatemi se la descrizione dello sfondo non
è breve, ma credo che possa mettere in luce parecchie cose...
— Andate pure avanti — disse Logan.
— Una volta, nel Texas, ebbe un ranch con
molte mandrie. A San Francisco ebbe un bar. Un giorno poi finì al Messico e si
interessò di petrolio. Fino a quel momento, tutto sommato, la fortuna l'aveva
assistito abbastanza. Nel Messico invece lo abbandonò. Furono anni pieni di guai,
e più di una volta schivò per un pelo di farsi ammazzare. Era convinto che il
petrolio sarebbe stata la sua fortuna...
— E fu così?
— Un bel giorno si mise in società con un
certo Pat Riley. Non sapeva molto sul conto di questo signore. Laggiù capita spesso
che ci si deva formare una propria opinione sulla gente, e basarsi su quella.
Insieme presero in affitto un pezzo di terreno, che tutti giuravano fosse
sterile. Invece dopo un poco un pozzo cominciò a dare. Ne furono tirati fuori
più di un milione di barili prima che si asciugasse. Il terreno che aveva
affittato era ricchissimo di petrolio... Riley, gran bevitore, cominciò tutta
una serie di celebrazioni. Jonathan Blundell tentò di mettere freno alla cosa,
ma non gli riuscì. Riley si era lasciato scappare, nei fumi dell'alcool, che
era ricercato dalla polizia, e dichiarò che desiderava andare al diavolo come
meglio gli piaceva. Poi cominciò a sparare come se fosse uscito di cervello, e
la cosa finì male. Anche Blundell, per difendersi, dovette mettere mano alla
sua rivoltella. Riley nella sparatoria aveva ferito due uomini, uno dei quali
era un funzionario governativo. Al Messico, si possono fare parecchie cose, ma
Riley questa volta si accorse di essere andato troppo oltre. E così
scomparve...
— In quale epoca è accaduto tutto questo?
— Sei anni fa. Il signor Blundell rimase ai
pozzi ancora un anno, il tempo necessario per mettere insieme una grossa
fortuna. Poi fece ritorno in Inghilterra, e da allora vive a Pine Manor,
Sherrington.
— Da quanto tempo siete la sua segretaria?
— Tre anni. Blundell può essere molto brusco,
ma vi sono delle cose in lui che mi piacciono molto. E’ vedovo con un figlio e
due figlie, ormai grandi. Sarebbe stato diverso, voglio dire che i ragazzi
sarebbero stati più felici, se avessero avuto meno soldi da spendere. Il padre
non è affatto uno sciocco. Dapprima mi ha dato qualche faccenda amministrativa
da sbrigare, poi a poco a poco mi ha addossato delle responsabilità sempre
maggiori. Non che io lo abbia voluto. Ma occorre pure qualcuno che mantenga una
specie di ordine dal punto di vista economico, e non vi è nessuno all’infuori
di me che possa farlo.
— Vi piace il vostro lavoro?
— Sì, e poi sono pagata benissimo. Neanche mi
pesano le responsabilità. Attraverso le mie mani passano delle somme enormi. Se
tento di richiamare l'attenzione del signor Blundell sulle cifre, ride e mi
domanda perchè mai immagino che lui mi dia uno stipendio. Una volta gli ho
detto che per me sarebbe un gioco da bambini portargli via centinaia di sterline.
Lui mi ha battuto sulla spalla e mi ha risposto che potevo provarmici, ma che
lui se ne sarebbe subito accorto dalla mia faccia. Credo che abbia ragione...
E’ difficile per me nascondere ciò che provo...
Logan aveva già dimenticato le
trote e ora stava pensando che se avesse avuto dei quattrini non gli sarebbe
dispiaciuto avere quella ragazza per segretaria. Sembrava una persona
singolarmente efficiente. No, il vecchio Blundell
non era davvero uno sciocco.
— Abito anch'io a Pine Manor — continuò la
ragazza. — Sono gente, quasi tutti, come
dire, un poco stramba. Il lavoro non mi manca. Aiuto Blundell a tenere la
corrispondenza d'affari. Sta anche scrivendo la sua autobiografia. Anzi, il
libro da un pò di tempo è la sua principale occupazione. I suoi rapporti con i
figlioli a volte fanno pena. Quando sono rimasti orfani di madre, quelli erano
molto piccoli. Lui, in quel periodo, soprattutto quand'era nel Messico, li ha
visti pochissimo. Quando è tornato in patria per starci, lui e i ragazzi erano
praticamente degli estranei. Forse aveva sperato che i ragazzi gli avrebbero
gettato le braccia al collo, felici del suo ritorno. Non è stato così, e questa
deve avere rappresentato una delle peggiori delusioni della sua vita. Lui ha
tentato dì comperarsi il loro affetto coprendoli di quattrini, ma... Mary, la
maggiore, che ora ha ventidue anni, è il miglior pezzo della bottega, e credo
sia quella più affezionata al padre. Il ragazzo Harvey, minore di un anno, è un
tipo ribelle, che si caccia sempre nei guai. Si direbbe che non voglia affatto
bene al padre, e che lo consideri esclusivamente una fonte di reddito. Gaby poi
è il «problema». Ha diciannove anni, è bellissima, e la più sfrenata di tutti.
Il signor Blundell l'adora e lei sa cavarne tutto ciò che vuole. A Pine Manor
ognuno possiede un'automobile e fa esattamente ciò che vuole. Al castello vi è
molta servitù. Sono riuscita, dando salari favolosi, a mettere insieme un buon
personale. Parsons, il maggiordomo, è una perla vera e propria. Vede tutto, sa
tutto e si comporta come se noi fossimo una famiglia modello.
— Cosa che non è, ci scommetto. — fece Logan.
— Già... La signora Webster, la governante, è
perfetta, da un certo punto di vista. So benissimo che sta portando parecchie
morbide piume al suo nido. E' una cosa poco onesta, ma considerando tutto ciò
che deve sopportare, non me ne stupisco. Riesce comunque a far muovere tutto
sulle rotelle. Gli ospiti arrivano a qualsiasi ora del giorno e della notte, a
volte sono sbronzi, i pasti vengono serviti a qualunque ora. Eppure, non esiste
il problema della servitù. Se nascono dei fastidi con le cameriere, la signora
Webster riesce a metterli a posto. Eh! Gran cosa il denaro! ... Ecco —
concluse Marian Leigh — ora potete farvi un'idea dello sfondo di
Pine Manor. C'è, come dire, un poco di pazzia per aria, laggiù.
— E che cosa è accaduto di speciale in questi
ultimi tempi?
— Prima di arrivare dove volete voi, è forse
meglio che vi dica che vicino al castello abita una ragazza: Rhianna Trenchard.
Il signor Blundell ha cinquantadue anni. I figli non gli danno molte
soddisfazioni. Lui è un uomo di valore, Rhianna è molto più giovane di lui. Io
per conto mio l'ho sempre trovata affascinante e intelligente. Lui ne è
innamorato, e fra non molto si sposeranno.
— Sarà come mettere il gatto fra i piccioni
— osservò Logan, alzando un
sopracciglio.
— Cosa intendete dire?
— O la nuova signora Blundell troverà la vita
impossibile in quella atmosfera forsennata, oppure, se ha il cervello quadrato,
tenterà di intervenire duramente. E allora vedremo i fuochi d'artificio...
— Anch'io mi sono chiesta parecchie volte che
cosa succederà — rispose Marian
sorridendo. — Per la verità non sono
affari miei. Rhianna è piena di buon senso, direi. Se le riuscirà di imporre
una qualche disciplina, la cosa mi farà molto piacere, perchè ho promesso al
signor Blundell di restare al castello ancora per un anno dopo le nozze. Credo
che sarà un matrimonio riuscito. Niente di romantico, ben inteso. Rhianna ha
trent'anni. La madre è morta che lei era piccolina. Il padre è deceduto poco
tempo fa in un incidente automobilistico, e l'ha lasciata piuttosto male in
arnese. Dopo la morte si è scoperto che aveva perso buona parte del patrimonio
in Borsa. Rhianna continua a vivere nella stessa casa, ma credo che se la passi
maluccio... Questa è la pennellata finale. Ma era necessario parlarvi di
Rhianna, per farvi capire in che modo può influire sul signor Blundell. Ora
torniamo un momento al Messico. Quando Pat Riley cominciò a sparare, Jonathan
Blundell si vide costretto a ricorrere alla sua arma. Non gli piace parlare di
questo episodio, che gli ha lasciato un cattivo sapore in bocca.
— Avete detto che Blundell agì per legittima
difesa?
— Sì. Riley era come fuor di senno. Blundell,
che non aveva intenzione di ferirlo gravemente, mirò al braccio. E Riley
scomparve nell'oscurità...
— E poi, che ne è successo?
— Me lo sono chiesta anch'io tante volte.
Nessuno l'ha più visto. Era stato ferito gravemente? Dov'è andato? Ma, e questo
è il punto vitale, se è ancora vivo, che cosa prova per Blundell?
— Riley ha avuto la parte che gli spettava
nell'affare del petrolio?
— Prima che cominciasse a sparare gli era
stata consegnata una considerevole somma, ma non il totale di quanto gli andava.
— Allora, quando scomparve non era in secca?
— Poteva avere l'equivalente di un migliaio di
sterline. Forse anche più.
— Capisco. E voi potete affermare che il
signor Blundell è una persona ragionevolmente onesta?
— Non lavorerei per lui se non avessi questa
convinzione. E' diritto come il filo di una spada, e giusto. Soprattutto giusto!
— Bene. Che ne è stato dei quattrini che
spettavano a Riley?
— Li ha il signor Blundell. Ma, per carità,
non pensate male... Non aveva la più pallida idea di dove fosse Riley, nè da
dove era venuto, nè se avesse parenti in qualche parte del mondo.
— E — interruppe Logan — dato che Riley era
ricercato, non avrà chiacchierato troppo su se stesso...
— Blundell dice che è sempre stato molto
riservato. Del resto, lui non gli chiese mai nulla. In posti tipo Messico non è
saggio mostrarsi curiosi del passato altrui. Un bel giorno Blundell ricorse ad
avvocati a San Francisco e a città di Messico, dette una descrizione
particolareggiata di Riley, promise premi a chi gli avesse fornito indicazioni
utili. Lo stesso fece a Nuova York, Londra, Dublino. Spese un sacco di soldi
per annunci, nella speranza che cadessero sotto gli occhi di Pat. Invece sono
passati anni, e di lui nessuna notizia. Blundell, ve lo garantisco, non ha mai
avuto intenzione di frodarlo, e anche ora sarebbe felicissimo di incontrarlo.
Gli consegnerebbe fino all'ultimo centesimo. Ed eccoci al punto vitale. La
prima volta che ho avuto l'impressione che qualcosa cigolasse nell'insieme è
stato tre settimane fa. Gaby aveva un cane. Jim era buono, cordiale, devotissimo
alla padrona. Un cane che non aveva mai azzannato nessuno. Ma sono pronta a
giurare che se qualcuno avesse tentato di fare del male alla sua padrona, lui
l'avrebbe afferrato alla gola. Usciva tutti i giorni con la ragazza a fare una
passeggiata. Quando lei era assente, lo portavo fuori io. Gli volevo bene. Pine
Manor ha intorno una proprietà vastissima. Si può camminare per ore e ore,
sempre restando nei possedimenti. Un giorno Jim scomparve. Pochi giorni dopo la
sua carcassa venne ritrovata al margine di un terreno coltivo. Fu uno dei
contadini a fare la scoperta. Qualcuno gli aveva sparato.
— Vi sono fucili, a Pine Manor? — chiese Logan.
— Sì, parecchi. Il signor Blundell va a caccia
ogni tanto, perchè vi è una infinità di conigli. E a volte gli ospiti si
divertono al tiro a segno con la rivoltella.
— In che rapporti stava il signor Blundell con
il cane?
— Oh, Blundell adora le bestie! Per carità!
Sono certa che per nulla al mondo gli avrebbe sparato! Lo stesso si può
affermare di Gaby. E' una ragazza fredda e calcolatrice, ma credo che Jim fosse
l'unico essere a cui lei voleva bene.
— E il fratello?
— No. Escluso. E anche Mary esclusa.
— Quanto dista dalla casa il luogo dove fu
trovato il cane?
— Circa otto minuti di strada.
— Allora, era facile dal castello sentire il
colpo, soprattutto se era una giornata calma, o se era notte.
— No, durante il giorno nessuno se ne sarebbe
accorto... con tutti quei conigli a cui si spara...
— Bene. E qual è la vostra opinione?
— Preferirei che tiraste voi prima le conclusioni,
in modo da non influire sul vostro giudizio.
— Avete avvertito la polizia della morte del
cane?
— Sì, ma non hanno scoperto nulla. Il sergente
ha detto che probabilmente è stato un cacciatore di frodo.
— E voi avete visto il cane dopo morto?
— Sì. Ero con Gaby. Lei dette un'occhiata a
Jim, divenne pallidissima e tornò a casa senza dire una parola. Non ho mai
visto Gaby piangere.
— Dov'era ferito?
— Nella testa, fra gli occhi.
— Una brutta ferita frastagliata?
— No, un piccolo foro prodotto da una pallottola
di rivoltella. Così almeno mi è stato spiegato.
— Allora, mi pare che il cacciatore di frodo
sia da escludere. Che cosa ne è stato fatto del corpo di Jim?
— E' stato sotterrato da uno dei giardinieri
nel punto dove era stato trovato... Ma c'è dell'altro. Una sera, era il
crepuscolo, circa una settimana dopo, me ne stavo tornando a casa in macchina.
Entro per il cancello principale, infilo il vialone grande, e sono quasi a metà
quando vedo un tipo che correva. Ma era troppo lontano per poterne distinguere
i tratti del volto. Scomparve nell'ombra del boschetto dietro al lago. Rimasi
come di sasso, e per un attimo mi domandai se per caso non ero vittima di
un'allucinazione. Poi mi venne in mente Jim. Non sono tipo da lasciarmi
prendere dalla paura, ma devo confessare che quella sera mi venne la pelle
d'oca. A casa trovai Blundell nello studio, e gli raccontai tutto. Mi ascoltò e
il suo volto ebbe una strana smorfia. Compresi che tanto nel suo che nel mio
cervello lampeggiava lo stesso nome: Pat Riley!
— Lo ha nominato?
— No. Ma sono convinta che la pensasse così.
Dopo un poco si alzò, andò alla finestra e rimase a guardare fuori. «Non parlate con nessuno di questa storia, Marian», mi raccomandò. Trascorsero alcun giorni di calma, e io ricominciavo a
respirare sollevata. Poi una settimana fa circa, accadde di nuovo qualcosa di
sconcertante. Mary era appena tornata da Londra, da sola pilotando la macchina.
Era sera inoltrata. Ero con il signor Blundell nel soggiorno, quando lei entrò,
si versò un pò di whisky, accese una sigaretta e disse:
— Credo che sarebbe bene prendere un altro cane, possibilmente grosso, papà.
I ladri possono facilmente entrare da noi, e io non mi vorrei ritrovare un
mattino con la gola tagliata. Mentre venivo a casa ho visto un tale gironzolare
qua intorno...
— Sei sicura? — domandò il signor
Blundell accendendo un sigaro.
— Sì, sicurissima. Era nel prato
di fianco al viale. Avevo i fari accesi, ma c'è un pò di nebbia stasera. Veniva
da questa parte. Evidentemente, il sopraggiungere di una macchina lo sorprese,
perchè restò un attimo immobile, poi si voltò, quindi prese a sinistra. Credo
che sia uscito dai cancelli. Fermai la macchina, ma non potei vedere nulla
perchè i fari non sono mobili...Il signor Blundell disse che forse si trattava
solo di un vagabondo. Mary rispose che comunque la cosa non le piaceva punto.
Il signor Blundell le domandò come era vestito.
— Papà, per piacere, non essere
sciocco — rispose Mary, — come avrei potuto vedere? Prima che mi rendessi conto
di ciò che stava accadendo quello era già scomparso!
— Ah! Che cosa hai notato in lui?
— domandò allora Blundell. — Lo riconosceresti?
— Non credo. Però mi è parso alto
e magro.
— Era giovane, di mezza età o
come?
— Fra un pò mi chiederai di che
colore aveva gli occhi — scattò Mary. — L'unica cosa che mi interessa è che non
mi voglio svegliare una notte e trovare qualcuno che passeggia nella mia
stanza.
— Certo, tesoro, hai ragione —
rispose il padre, e uscì dalla stanza.
Lo seguii dopo un momento e lo incontrai sulla
porta dello studio. Pensai che vi si fosse recato per cercare una certa
rivoltella che tiene in un cassetto. Scese le scale e uscì senza pronunciare
parola. Mi sentivo i nervi scossi. Ritornai nel soggiorno e presi un libro, non
osando parlare per timore che Mary si accorgesse della mia agitazione. Il
signor Blundell stette fuori circa tre quarti d'ora. Quando tornò, raccontò che
era stato fino al cancello grande, ma che non aveva visto nessuno. Tutte le
sere Parsons, il maggiordomo, assicura porte e finestre. Quella sera Blundell
passò in rassegna porte e finestre, e da allora tutte le sere ripetè il
controllo. Il mattino dopo, mentre lavoravamo al suo libro, mi resi conto che
durava fatica a concentrarsi. Decisi di prendere il toro per le corna e gli
chiesi a bruciapelo se credeva che l'uomo della sera prima fosse Riley. Mi
rispose senza esitare:
— Mary ha detto che le pareva che
quel tale fosse alto e magro. Riley è alto e magro.
— Che cosa avete intenzione di
fare?
— Non c'è nulla da fare!
Gli chiesi se non credeva che
fosse meglio avvertire la polizia.
— E' proprio l'ultima cosa che
posso fare — rispose. — Riley e io eravamo compagni, quasi amici. Sono anni che
mi sento sullo stomaco il fatto di sapere che ho in mano una grossa somma di
denaro che per diritto spetta a lui. Sarei felicissimo di consegnargli il
dovuto, ma finché non si fa innanzi apertamente non ne ho la possibilità.
— Questo avvenne una settimana fa —
osservò Logan. — Nel frattempo sono accadute altre cose?
— Sì. Ieri sera qualcosa ha forzato la mano al
signor Blundell. Gaby e Mary sono tornate a casa poco dopo la mezzanotte e tre
quarti. Mentre stavano per arrivare, videro tutte e due l'uomo. Evidentemente
non aveva sentito il rombo del motore, perchè tirava vento forte. Era accanto a
una delle finestre. Gaby posò la mano sul claxon, e quello se la dette a gambe.
Blundell era ancora alzato. Le ragazze entrarono correndo, e Mary gridò che
avrebbe subito telefonato alla polizia. Il padre fece notare che prima che la
camionetta arrivasse quello si sarebbe trovato a miglia di distanza. Però
promise che l'indomani mattina si sarebbe subito occupato della faccenda...Dopo
che le ragazze si furono ritirate, il signor Blundell e io ci mettemmo a
discutere. Pareva proprio che qualcosa lo costringesse a fare l'unico passo che
voleva evitare. Allora mi venne in mente di proporgli di rivolgersi a un
detective privato. Approvò l'idea. Avrebbe accontentato le ragazze, senza farsi
pubblicità intorno, cosa che lui detesta. Mi ricordai allora di aver letto il
vostro nome sui giornali a proposito di un caso di cui vi eravate occupato con
successo. Abbiamo cercato sulla guida il vostro indirizzo, e ora eccomi qua. Il
signor Blundell mi ha detto di dirvi che non bada a spese, e che è disposto a
darvi, oltre ai vostri onorari, anche un buon premio, purché riusciate a
scoprire chi è quel tipo....
Logan lanciò un'occhiata verso Dinah Macrea, che aveva ascoltato
attentamente prendendo degli appunti. Poi sollevò il microfono e formò un
numero.
— Salve, Izzi — disse. — Mi è capitato un lavoro, e può darsi che
abbia bisogno di qualcuno dei vostri ragazzi. Potete metterne insieme un paio?
Devono essere in gamba... voglio dire essere tipi che non se la pigliano se una
pallottola finisce nella loro pancia, purché la paga sia buona...
— Quanti ve ne occorrono?
— Direi una mezza dozzina.
— E quando? Oggi i tre migliori sono impegnati.
— Basta domani. Devo ancora recarmi sul posto.
Vi telefonerò.
— Bene.
Logan posò il microfono e fece
scivolare l'apparecchio attraverso la scrivania verso Marian Leigh.
— Telefonate al signor Blundell, per piacere
— disse — e avvertitelo che siamo per
strada diretti verso Pine Manor.
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