Le Diaboliche di
Riccardo Austin
Presentazione
Tre donne
diaboliche e altamente pericolose si scontrano tra di loro. Un giorno l’esperta
d’arte Patrizia Testa, proprietaria di due importanti negozi d’antiquariato,
scopre in un’antica pendola del 600, scottanti documenti che fanno luce su una
temibile e ramificata Setta Demoniaca.
Contemporaneamente
viene ucciso un ispettore della Polizia di Firenze. Cosa hanno in comune questi
due avvenimenti. A ricostruirne le fila è il dottor Giacomo Tornabuoni, esperto
di medicina legale.
Un giallo
magistrale. Un piccolo capolavoro in cui l’indagine poliziesca è contornata dal
più fitto mistero.
Incipit
Quando si svegliò, Patrizia
Testa si accorse di aver dormito tutto il pomeriggio. Evidentemente il lungo
tragitto in treno, da Milano ad Arezzo, l’aveva stancata. Dalle finestre non
filtrava nemmeno un po' di luce. Rimase ancora qualche minuto sdraiata a
riordinare i suoi pensieri. Non era affatto scontenta della piega che avevano
preso gli avvenimenti.
L’incontro in treno con il
conte Ventimiglia e con il suo amico, il tenente del Sesto Reggimento
Cavalleggeri di Aosta, Marco Salieri, era stato piacevole e, anche se le
restava nel fondo un vago timore, era decisa a restare.
Sapeva benissimo cosa
volevano da lei i due uomini e lei non si sarebbe tirata indietro. Era tanto
tempo che non si concedeva una trasgressione e il conte Ventimiglia sembrava un
uomo che sapeva fin troppo bene il fatto suo, e questa era già una garanzia, e
anche Salieri, sebbene più timido e introverso, almeno a giudicare dalle
apparenze, non era da buttare via.
Si affacciò alla finestra. Il
vasto giardino che circondava la villa era immerso nell'oscurità su cui
risaltavano le sagome nere delle querce secolari. Nell’ala nord della villa
alcune stanze erano illuminate e in una di esse poteva distinguere una tavola
apparecchiata per la cena. In piedi, accanto ad essa, due uomini stavano
fumando. Evidentemente la stavano aspettando.
Un brivido di desiderio
l’attraversò. Ciò che stava per vivere era assai più di una avventura ignota e
tentacolare, era un mondo anche questo da esplorare. Non aveva mai fatto
all’amore con due uomini contemporaneamente e, la sfacciata richiesta che le
aveva rivolto il conte in treno, benchè l’avesse colta di sorpresa, quell’uomo
sapeva leggere nella mente delle donne, anziché indignarla, l’aveva divertita.
C'erano istanti nei quali il
fascino e il brivido del sesso la prendevano sin quasi a farla soccombere di
fronte a quello strano potere maschile. Ma era un attimo: si riprendeva,
sempre, giudicando quel brivido una semplice sensazione e, dunque, riusciva
sempre a mantenere la sua libertà di azione.
Aveva scoperto, negli anni e
nelle innumerevoli avventure che si era concessa, che gli uomini, riconoscenti
alle donne per l'atto sessuale, lasciavano dentro di lei parte della loro
anima. Che fossero timidi, imbronciati o beffardi, che l’amassero o la
considerassero una puttana, le donavano, volenti o nolenti, sempre una parte di
loro. Ma questo faceva parte della natura degli uomini: ingrati e mai
soddisfatti.
Se li respingeva, la odiavano
perché li aveva respinti e, quando, al contrario, li desiderava, loro la
odiavano ancora, per una ragione o per un'altra. Erano tutti dei bambini
insoddisfatti che anelavano ad avere la piena proprietà della loro bambola,
inappagati da quello che lei concedeva, da quello che lei non poteva dare.
Si denudò e contemplò la
propria nudità davanti a un grande specchio. Non sapeva esattamente cosa stava
cercando. E, tuttavia, avvicinò la lampada in modo tale che la illuminasse
meglio.
Le venne spontaneo pensare,
come già le era capitato di fare, quanto fragile e indifesa sembrasse quando
era completamente nuda. Dava l’idea di una giovane vergine, di una ingenua
ragazza priva di esperienze sessuali.
Gli uomini le dicevano che
aveva una bella figura, fuori moda in un epoca, quella fascista, in cui si
ricercava la bellezza muliebre e non quella adolescenziale da ragazzo. Nè alta
nè bassa, possedeva una grazia languida e fluente che si poteva definire bella.
E, se ad una prima erronea impressione, dava l’idea di qualcosa di diafano ed
etereo, ben presto ci si accorgeva del suo corpo scattante, dei suoi seni a
pera con le punte rivolte in alto, di un ventre concavo e levigato, giovane,
palpitante che sovrastava due bellissime gambe, agili e snelle nella loro
femminile rotondità.
Pur avendo trentacinque anni,
ne dimostrava venti. L’immagine davanti a lei la fece sentire immensamente
felice e piena di speranze. Il suo corpo aveva ancora la lucida lucentezza di
una fine porcellana. E, se una porcellana all’interno era vuota, non si poteva
dire altrettanto di lei.
Si era laureata in Lingue e
Letterature Straniere, parlava correttamente l’italiano, il francese, il
tedesco, l’inglese e lo spagnolo, che poteva alternare come se fossero le sue
madri lingue. Si era, dopo la laurea, specializzata in archeologia ed aveva
aperto a Milano e a Firenze due negozi di antiquariato, tra i più importanti di
Italia.
Tra i suoi passatempi, oltre
agli uomini, vi era l’esoterismo. Anche in questo campo si era affermata con
varie pubblicazioni sui più misteriosi riti pagani e su le sette demoniache.
Stava pensando a questo
quando un colpo di tosse la riportò alla realtà della stanza. Una ragazza dai
lunghi capelli neri, che le scendevano sino alla vita, le aveva approntato la
vasca da bagno con acqua calda.
Patrizia Testa la osservò.
Sotto la camicetta, che indossava su una gonna lunga dal vago sapore
zingaresco, emergevano appena le punte dei piccoli seni. La donna si chiese se
era il padrone di casa a pretendere che la fanciulla non indossasse il
reggiseno. Tutto faceva ritenere di sì, ma ritenne opportuno di non indagare.
Si immerse nella vasca da
bagno. Vi indugiò a lungo, poi, impaziente di incontrare i due uomini, si vesti
in fretta. Indossò sulla pelle un leggero e lungo abito da sera che scopriva,
con la profonda scollatura, la parte superiore del seno, sin quasi alle punte.
Sarebbe bastato inchinarsi un po’ perché esso si rivelasse in tutta la sua bellezza.
Bussarono piano alla porta.
Era Marco Salieri.
— Io e il conte abbiamo visto
la luce. Mi sono permesso di venirla a chiamare …. Si è riposata?
— Sì grazie, — rispose la
donna. — Mi dispiace avervi fatto aspettare. Deve essere molto tardi.
— Non molto. Sono appena le
dieci.
— Ma, forse, avrete fame?
Aveva messo volutamente una
punta di ironia nella voce e la frase poteva avere un significato ambiguo. Ma
l’uomo non rispose ed entrò nella stanza senza chiedere permesso. Era
indubbiamente bello e per quell’incontro aveva indossato un abito sportivo che
metteva in risalto il suo fisico da atleta.
Restò in silenzio, e Patrizia
Testa si disse che era difficile leggere in quel volto. Forse più difficile che
leggere in quello del conte. Non lasciava trapelare le sue emozioni. Era
impossibile capire se l’ammirasse e la desiderasse. Forse, per lui,
quell’avventura era routine o forse no.
Si avviarono per un vialetto
alberato, nel fondo del quale la donna scorse il conte Ventimiglia che dava
loro le spalle e sembrava non essersi accorto che si stavano avvicinando.
Quando gli furono vicini, si voltò, al rumore dei passi, e venne verso di loro
sorridendo:
— Lei è bellissima, stasera.
E, il suo abito le rende onore. Se non vado errato è un modello di Elsa Schiapperelli.
— Si intende di moda?
— Anche. Ha riposato bene?
— Sì, e mi scuso per essermi
svegliata così tardi.
— E’ stato un viaggio
estenuante. E il treno non era certo molto confortevole.
Si misero a tavola.
La cena fu piacevole e gli
argomenti trattati furono i più disparati. Parlarono dell’architetto Giuseppe
Terragni che aveva iniziato a Como la costruzione della Casa del Fascio, della
rivolta contadina ne El Salvador, soppressa con un massacro, della posa della
prima pietra della città di Littoria, della proibizione da parte della Chiesa
dei libri di Benedetto Croce, della vincita delle elezioni in Germania del
Partito Nazista.
A questo proposito, il conte
Ventimiglia, con gli occhi sfacciatamente posti sul seno della sua ospite,
disse:
— Conosce la mistica nazista?
— Confesso di non essermi
interessata di questo partito politico.
— Per lei che è amante
dell’esoterismo, dovrebbe. Il misticismo nazista è un movimento völkisch basato
su radici ideologiche mistiche che maturano dalle idee di Arthur de Gobineau,
Guido von List, Jörg Lanz von Liebenfels, la cui influenza sul nazismo storico
è fortemente comprovata. La Teosofia e la Thule-Gesellschaft sono state viste
da Hitler come importanti figure e organizzazioni del misticismo nazista, che
le considera fondamentali. Vi è una reale connessione fra l'autentica
tradizione occulta tedesca e il pensiero nazista.
— Interessante, ma
all’intellettualismo io preferisco l’azione, la ricerca sul campo di oggetti
occulti, la prova di fenomeni demoniaci, la scoperta di sette occulte dedite al
Satanismo.
— Sa che la Toscana è piena
di misteri, segrete, leggende, fantasmi e posti demoniaci?
Patrizia Testa sorrise dentro
di se. Lei era toscana ed abitava a pochi chilometri da Arezzo, ma non voleva
che il conte sapesse tutto ciò. Per cui, sentì la sua voce che diceva:
— Sì, e non le nascondo che
mi piacerebbe visitare qualcuno di questi posti.
— Solo in provincia di Arezzo
ne abbiamo una infinita. A Camaldoli, ad esempio, può trovare la leggenda della
processione dei monaci biancovestiti che salgono al cielo. A Borgo alla
collina, nella chiesa di Donato a Borgo, può trovare il corpo di Cristoforo
Landino, umanista, commentatore di Dante, morto nel 1498 e il cui corpo non si
è mai corrotto. Sembra morto ieri. A Chiusi della Verna, nel Convento, vi sono
le tracce della lotta che San Francesco ebbe con il demonio. A Cortona, nel
Santuario di Santa Margherita, come nel caso di Cristoforo Landino, si può
ammirare il corpo intatto della santa. A Monte San Savino, località Vertighe,
vi è il Santuario piovuto dal cielo e privo di fondamenta. E a Lucignano
d’Arbia nelle notti prive di luna si possono ammirare le Anime Bianche,
creature evanescenti, avvolte in tuniche bianche che, con un lumino in mano,
attraversano il paese.
Improvvisamente l’uomo le
posò una mano sulla pelle nuda della sua spalla, tanto avanti che le sue lunghe
dita sfiorarono lievemente con la punta l’inizio del seno. Un brivido di
piacere la percorse. Si domandò se provocarlo e abbreviare l’attesa. La
tentazione era più forte di quanto non volesse riconoscere e la certezza di
cedervi le stava provocando già un piacere altrettanto tangibile di quello che
avrebbe provato tra poco quando si sarebbe slacciata da sola il vestito o
avrebbe lasciato a loro il compito di denudarla. Ma poi si disse che l’attesa
stessa era una sottile voluttà.
— Ho sentito dire di una
chiesa …..
Il conte la interruppe:
— Si riferisce alla chiesa di
San Bernardo a Montepulciano?
— Lei mi legge nel pensiero!
— Non poteva essere altro che
quella, per un’intenditrice come lei. Domani mattina la farò accompagnare là
dal mio autista, ma ora non ritiene che sia venuto il momento di appartarci con
il tenente Marco Salieri.
Il conte Ventimiglia allungò
una mano sui seni di Patrizia Testa, liberi sotto il vestito e glieli strinse
delicatamente. Quasi una impalpabile carezza. Una ondata di calore invase la
donna. Mai nella sua vita aveva provato la stessa sensazione al contatto della
mano di uomo. Sfiorava una piccola parte di lei, ma sembrava le afferrasse
l’anima.
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