lunedì 11 aprile 2016

Intrigo a Berna



Intrigo a Berna: Una avventura sentimentale di Eleanor LeJune

[AmazonGoogleKobo – iBook]
Presentazione
La giovane Anna, giornalista in erba, viene inviata dal suo giornale a Berna per scoprire che fine ha fatto un famoso multimilionario, Michael Wayne, che è stato rapito da una banda che si definisce Ordine Nero.
Un romanzo giallo-rosa, narrato in prima persona dalla giovane protagonista, che ci fa scoprire l’animo di una ragazza semplice e sentimentale.
Remake di un romanzo degli anni 40, riambientato negli anni settanta o ottanta, Eleanor LeJune lo rielabora in chiave sottilmente erotica.
Questa storia è incominciata nel momento in cui Giacomo Orsini ebbe l’idea di sposarsi. Scapolo di professione, la notizia del suo fulmineo matrimonio ci colse di sorpresa tutti quanti. Soprattutto me che avevo sperato in qualcosa di più dalla breve relazione che avevo avuto con lui.
I fulmini di Cupido colsero Giacomo Orsini mentre si trovava in missione speciale a Berna con l'incarico di chiarire il mistero Wayne... Sì: il mistero Wayne. Tutti parlavano ormai di questa misteriosa storia. I giornali del mattino, del pomeriggio e della sera non scrivevano altro sulla loro prima, seconda e terza pagina.
Le autorità di polizia svizzera si trovavano infatti di fronte ad un enigma e tutti gli inviati speciali erano affluiti a Berna da ogni parte della Svizzera e del Mondo per cercare di risolvere l’intricata vicenda e telefonare intanto alle redazioni dei loro giornali intere colonne sull'avvenimento.”
Incipit
Questa storia è incominciata nel momento in cui Giacomo Orsini ebbe l’idea di sposarsi. Scapolo di professione, la notizia del suo fulmineo matrimonio ci colse di sorpresa tutti quanti. Soprattutto me che avevo sperato in qualcosa di più dalla breve relazione che avevo avuto con lui.
I fulmini di Cupido colsero Giacomo Orsini mentre si trovava in missione speciale a Berna con l'incarico di chiarire il mistero Wayne. Sì: il mistero Wayne. Tutti parlavano ormai di questa misteriosa storia. I giornali del mattino, del pomeriggio e della sera non scrivevano altro sulla loro prima, seconda e terza pagina.
Le autorità di polizia svizzera si trovavano infatti di fronte ad un enigma e tutti gli inviati speciali erano affluiti a Berna, da ogni parte della Svizzera e del Mondo, per cercare di risolvere l’intricata vicenda e telefonare intanto alle redazioni dei loro giornali intere colonne sull'avvenimento.
I tipografi, le segretarie, i giornalisti cinematografici, i fotografi, le disegnatrici della pagina destinata alla moda e il capo redattore, tutti parlavano di una sola cosa: del mistero Wayne.
E i passeggeri della metropolitana e le ragazzine che si fermano ad ammirare le vetrine dei negozi di moda e le massaie che lavano in serie le fasce dei neonati e i direttori generali che nei loro uffici sono in attesa che il fattorino porti loro la solita tazza di caffè e i fattorini che si recano nel vicino bar a prendere questo caffè... tutti parlavano sullo stesso argomento. Nelle comunicazioni televisive del mattino, di mezzogiorno e della sera si attendeva solo che l'annunciatore pronunciasse la frase: Il mistero Wayne risolto.
Si trattava davvero di un avvenimento straordinario. Una cosa simile non era mai accaduta in Svizzera: rapire un giovanotto in piena Berna, nella pacifica linda Berna, sino allora immune dalla delinquenza comune od organizzata.
Ma il fatto acquistava maggior rilievo per essere il rapito nientemeno che il signor Wayne Junior e sottratto in pieno giorno dalla villa di suo nonno. Non che questo giovanotto avesse compiuto qualche cosa di eccezionale.
Nemmeno per sogno!
Egli aveva impiegato i ventotto anni della sua esistenza terrena a prepararsi ad ereditare, un giorno, i milioni dei Wayne. I milioni dei Wayne, ma soprattutto la grande azienda Wayne: petrolio, fondi comuni di investimento e banche.
Si trattava dunque proprio di questo Wayne, di Michael Wayne, del multimilionario di domani. Infatti quanto poteva durare ancora il vecchio Wayne? Aveva oltrepassato l'ottantina e rassomigliava molto al Andrew Carnegie degli ultimi ritratti: una mummia insecchita che non vuol decidersi a morire.
La nostra redazione aveva inviato Giacomo Orsini a Berna quale corrispondente speciale per l'affare Wayne. E' inutile soffermarci a dire che Giacomo Orsini nel campo giornalistico rappresenta un grosso calibro, il miglior giornalista di Roma e dintorni.
Troppo naturale quindi che io diventassi rossa dalla gioia quando un giorno Orsini mi aveva degnato di una piccola conversazione. Ho solo diciannove anni, da circa un anno sono addetta alla redazione del Giornale del Mattino e posso solo intervistare stelle cinematografiche quasi sconosciute oppure politici di secondo ordine oppure anche redigere dei rapporti sui furti negli appartamenti o altre amenità di nessun spessore.
E' pertanto comprensibile come questo grosso calibro, questo Giacomo Orsini, colpisse la mia fantasia. Io dividevo in quell'epoca il mio angusto ufficio con Surace, il cronista giudiziario, che era sempre appeso al telefono mentre io per poter avere una comunicazione dovevo prenotarmi e attendere il turno.
Allora di quando in quando capitava dentro Orsini, ma solo per chiedermi una sigaretta. Egli voleva infatti togliersi il vizio del fumo e per far ciò incominciò con il non comperarsi più sigarette e con il chiederle a tutti i redattori, specialmente a me. Mi sentivo davvero molto onorata.
Sigaretta dopo sigaretta un giorno mi disse che ero molto bella e non so come e non so perché mi ritrovai tra le sue braccia. Nulla di speciale: qualche bacio, un seno messo a nudo, una mano tra le gambe.
Non che Orsini non tentasse di portarmi a letto, ma qualcosa mi diceva di non cedergli. Non che io sia una moralista o una pudica, il sesso mi piace ma se accompagnato dall’amore. E Orsini non concedeva nulla ai sentimenti.
Ma torniamo all’affare Wayne. Giacomo Orsini si trovava da due settimane a Berna. Dio solo sa da chi attingesse le sigarette. Forse dal collega De Anna della Gazzetta del Mattino, pure inviato colà allo stesso scopo.
Orsini non era riuscito a sapere nulla sul mistero Wayne, aveva però descritto con lusso di particolari la villa nella quale abitava Michael e spedito una malriuscita fotografia del giovane rapito.
Egli aveva intervistato le due cameriere, il domestico, la vecchia cuoca e l'autista. Aveva anche inviato per fax l'originale di un'intervista avuta con il Sindaco di Berna.
Il piccolo De Anna della Gazzetta del Mattino non vi era riuscito, tanto che il redattore capo non potè fare a meno dal proclamare: Che grosso calibro quel Orsini! Aveva inoltre telefonato che la vita a Berna era terribilmente cara e che bisognava fargli una consistente rimessa. Ma in quanto al giovane Wayne e ai suoi rapitori, buio pesto!
Poi, la notizia del matrimonio. Egli abbandonava le indagini per andare in viaggio di nozze.
Era un tardo pomeriggio ed io sedevo davanti al mio computer per scrivere del caso piccante capitato ad una nota ballerina, la quale durante una trasmissione televisiva, mentre eseguiva un ballo, aveva perso la propria gonna mostrando che sotto non indossava nulla.
Apriti cielo contro la poveretta che aveva portato l’indice di gradimento alle stelle e che si era comportata scrissi io, nell’unico modo in cui poteva comportarsi, uscendo di scena.
Ma questa cruda realtà aveva deluso i suoi ammiratori. Stavo per andare a prendere un caffè, quand'ecco il telefono squilla nel nostro ufficio.
Surace prende il cornetto e: Glielo dico subito, risponde. Quindi rivolto a me:
Il vecchio ti attende nel suo ufficio.
Lo guardai stupita. Io, proprio io dovevo andare dal vecchio? Ciò non mi era ancora capitato, perchè il vecchio, il redattore capo cioè, era solito chiamare a sè solo i più importanti collaboratori.
Io ricevevo gli ordini di lavoro da Surace che mi aveva comunicato, una volta, che il vecchio qualche volta aveva lodato i miei articoli. Una volta però aveva mutilato profondamente una mia relazione sulle condizioni sanitarie del dormitorio pubblico comunale. Chiacchiere infantili aveva concluso a commento del mio lavoro.
Ed ora dovevo improvvisamente andare da lui.
Il vecchio non era affatto vecchio. Dai quaranta ai cinquant’anni. Bell’uomo, dai capelli brizzolati alle tempie e sempre impeccabilmente vestito. Lo si poteva paragonare ad un divo. Affascinante, oltre ogni dire.
Inutile dire che ero emozionata. Mi ravvivai i capelli, controllai che la gonna non fosse troppo corta e che la camicetta non fosse sbottonata, volevo sembrare quanto più che mai professionale ed entrai nell’ufficio della signorina Elsa, la sua segretaria, la quale appena mi vide disse:
Andate pure avanti, vi attende.
Il cuore incominciò a battermi. Mi attende? Certamente è successa una catastrofe, pensai. Mi licenzierà, devo averla fatta grossa. Forse la stella cinematografica che ieri ho intervistata starà a cuore a qualche ministro ed io ho avuto il coraggio di scrivere che i suoi capelli neri recentemente avevano dei riflessi lilla... chissà...
Picchiai alla porta. Il vecchio sedeva alla sua scrivania e guardava fuori dalla finestra. Avanzai di due passi, mi fermai. Il vecchio mi fissò portando il suo sguardo alla mia figura slanciata. Mi squadrò dall'alto in basso, con sguardo compiaciuto.
Peccato, pensai, forse sarebbe stato meglio tenere la camicetta slacciata ed avere indossato una minigonna.
Puntando il suo sguardo nel mio, mi disse:
Accomodatevi, signorina Negri.
Mi accomodai infatti sull'estremo spigolo della sedia, vicino alla sua scrivania. Il suo sguardo era ora sul mio seno e la cosa mi metteva a disagio. Se non avessi saputo che era persona estremamente seria, avrei cominciato a pensare che volesse invitarmi a cena per poi….
Il vostro collega Giacomo Orsini ha deciso di essere dei più! — incominciò con voce stanca.
Buon per lui — scoppiai a dire involontariamente, con astio.
Il vecchio sorrise e il suo viso si illuminò di una schietta umanità.
Sì, buon per lui, ma mi indispone il fatto che lo abbia fatto proprio ora che stava per concludere l’affare Wayne.
Al cuore non si comanda — risposi io, ma alla fine non volli aggiungere di più. Il sarcasmo delle mie parole era fin troppo rivelatore dei sentimenti che avevo provato e che, forse, provavo ancora per Orsini.
Si, al cuore non si comanda. Orsini ritiene che al momento sia inutile continuare le indagini a Berna.
Il vecchio si interruppe.
Sta bene, ma che c'entro io con tutto ciò? — pensai.
Accettate una sigaretta?
Mi persuasi subito che non si trattava più di licenziamento. E la voce stanca continuò:
Le relazioni sulla villa dei Wayne, sulle aziende omonime, sulle circostanze del ratto, ecc., sono già state trattate ampiamente da Orsini. Anche se lui mi consiglia di non mandare nessuno a Berna, io non sono d’accordo. Quello che mi importa per il momento è che ci sia qualcuno a Berna che si interessi della cosa, che si metta giornalmente a contatto con la polizia e personalmente tenti di scoprire qualche traccia. Il nostro corrispondente fisso in Svizzera non ha tempo per dedicarsi anche a questa indagine ed io non intendo cedere la risoluzione del caso a De Anna della Gazzetta del Mattino che è sempre là ed è un abile elemento...
Io intanto fumavo meditabonda senza nulla comprendere. Orsini ritorna. Il nostro corrispondente in Svizzera non ha tempo. Ed allora? Dovrei concludere che il vecchio intende mandarmi a Berna. Impossibile, nessuno pensa che io possa dedicarmi al mistero Wayne. E' un compito per grossi calibri. Deve esserci un malinteso.
Non potreste prendere il treno della notte per Berna? Avete ancora tre ore di tempo per preparavi.
Non mi mossi. Aprii la bocca, squadrai il vecchio, chiusi la bocca, rimasi immobile.
Il vecchio frattanto pensava: E' una bella idiota! Ma che ci posso fare? Orsini si è sposato. D'altra parte sembra che per i prossimi giorni nessun avvenimento sensazionale sia imminente. L'affare andrà a finire nel dimenticatoio. Peccato per il giovane multimilionario. La giovane dovrà ad ogni modo andare a Berna e tenerci al corrente. E' necessario che quotidianamente il giornale riproduca qualche riga sul mistero Wayne che tanto commuove il mondo. La giovane è una triplice idiota ma è l'unica di cui mi possa privare a cuor leggero nella redazione.
Signorina Negri, potete partire allora fra tre ore?
A questo punto mi alzai improvvisamente e assunsi un atteggiamento energico. Avevo ora ben capito. Caspita! Ecco finalmente arrivata per me la fortuna. Parto per Berna e dimostrerò a tutta l’Italia che Anna Negri è una giornalista di grosso calibro.
Certo, signor caporedattore. Vedrete che non vi deluderò.
Uno sguardo ironico attraversò il suo sguardo.
Il vostro zelo mi piace. E' una vera fortuna, signorina Negri. Voi assumete il più arduo compito che possa incombere ad una giornalista. Attendo le vostre telefonate giornalmente alle 14 e alle 22. Non dimenticate che in ogni nostra edizione dobbiamo riprodurre almeno qualche riga sull'affare Wayne. Mettetevi alle calcagna della polizia criminale di Berna e seguite le tracce anche le più lievi. Ogni particolare, per quanto insignificante, può interessare. Tutta Roma attende i vostri rapporti.
Mi stese la mano e aggiunse:
Passate alla cassa, riceverete la diaria per la prima settimana del vostro soggiorno a Berna. La durata di esso dipenderà dalla piega che prenderanno gli eventi. Se non sopravverrà nessun mutamento ritengo che potrete rientrare fra una settimana. La signorina Elsa vi ha già preparato tutti i rapporti fin qui pubblicati sul mistero Wayne e inoltre un libro che tratta dell'azienda Wayne. Potrete leggere tutto ciò durante il viaggio per formarvi una idea generale sull'argomento. Buon viaggio, signorina Negri.
Ci sono dei momenti nella vita degli esseri umani in cui uno si sente completamente irresponsabile. Questo momento era giunto ora anche per me. Ero già arrivata alla porta quando improvvisamente mi voltai esclamando:
Signor caporedattore, al mio ritorno prego di volermi aumentare lo stipendio.
Non è questo il momento per simili discussioni. Prendete subito un'auto e andate a casa. Imballate i vostri migliori vestiti per far bella figura a Berna e telefonate i vostri rapporti. Tutto il resto è accessorio.
No, — risposi insistendo nella mia irresponsabilità, — non è una cosa accessoria. Se assumo un compito lo so anche condurre a termine. Sono decisa a scoprire dove è il giovane Wayne e a portarvelo vivo o morto a seconda dello stato in cui lo troverò. Ma in cambio voglio un aumento di stipendio.
Il vecchio allora si animò. Alzatosi vivacemente si precipitò verso di me e mi accarezzò una guancia scoppiando in una grassa risata. Rise fino alle lacrime. In questo momento egli non rassomigliava più ad un divo del cinema che per errore si fosse perduto in una redazione, ma piuttosto si profilò in lui nitida la figura del giornalista grosso calibro che solo un caso aveva portato al tavolo di caporedattore.
Tu, piccina, proprio tu vorresti portarmi Wayne, mentre Orsini e tutti gli altri non sanno raccapezzarsi e la polizia di Berna lo cerca in mare in terra e nell'aria. Proprio tu vuoi portarmelo. Certamente andrai a finire male con le tue idee insensate, ma non è escluso che tu possa riuscire. Tu sei matta, bambina mia, ma mi piaci!
Ero ridiventata ragionevole e modesta. Il viaggio mi incuteva un'angoscia mortale. Non ero mai stata a Berna e per quanto riguardava la lingua tedesca l'avevo solo imparata a scuola, anche se sapevo parlarla in modo fluente. Allora la mia professoressa aveva detto che la mia pronuncia era pietosa. Mi sentii venire il capogiro e cercai d'infilare la porta.
La signorina Elsa mi aveva nel frattempo consegnato un fascio di ritagli di giornali e un libro. Subito mi saltò agli occhi in lettere cubitali il nome: Wayne. Il cassiere mi versò per una settimana più danaro di quanto io ne consumavamo in un trimestre. Sulla scrivania del mio piccolo ufficio c'era già il biglietto ferroviario. Il collega Surace udì che telefonavo per un tassì.
Sei pazza da legare, — mi disse, — comperati piuttosto delle calze più eleganti. Quelle che hai sono proprio da educanda.
Devo affrettarmi — risposi. — Ho un incarico importante, devo scoprire dove è il giovane Wayne.
Anna, cara piccola Anna, — replicò costernato Surace — hai perduto la ragione.
Quindi, dolcemente, come si fa coi bambini e coi matti, aggiunse:
Orsini ha già questo incarico.
Nel frattempo il fattorino spalancò la porta.
Signorina Negri, il tassì è pronto.
Orsini si è sposato ed ora è in viaggio di nozze, — dissi a Surace.
Si è sposato? Ma che mi dici mai. Lo scapolo per eccellenza! — disse Surace.
Ma io era già fuori dall'ufficio.

Due ore e mezzo più tardi ero sul treno diretto a Berna.

Nessun commento:

Posta un commento