lunedì 11 aprile 2016

Il Mistero del Teatro della Morte



Il Mistero del Teatro della Morte di Paolo Trenti

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Presentazione
La sera in cui Brian Clarke rifiuta la proposta di matrimonio della bella e affascinate prima donna del Teatro Garrick, Sarah Siddons, la stessa viene trovata morta per avvelenamento.
Le indagini dell’ispettore di Scotland Yard, Seton, si appuntono subito su pochi sospetti ed egli va avanti nella sua indagine convinto di aver individuato il colpevole o i colpevoli, ma nel finale della storia, con sua grande sorpresa si deve ricredere.
Come si deve ricredere il lettore, che sarà sorpreso anche lui per l’inaspettato finale.
Un giallo atipico che si svolge nella Londra del primo novecento, all’interno di un teatro. Una lettura piacevole, scorrevole, che ci farà amare i suoi protagonisti e che rispecchia in pieno i canoni della Detective Story.
Ma che cosa è una detective story?
L'elemento fondamentale di una detective story è la soluzione di un mistero, un mistero i cui elementi sono presentati in maniera chiara al lettore all'inizio della storia e la cui natura è tale da suscitare la curiosità del lettore, una curiosità che viene ripagata alla fine.”
(Ronald Knox Best Detective Stories, 1939)
Incipit
Durante il lungo percorso nella luce del sole mattutino i pensieri di Brian, quella fuga insensata, Sarah, la sua passione, si erano dissipati come nebbia, ed egli era eccitato come un ragazzo che inizi un viaggio verso una meta ignota. Passata Eastbourne tutto era svanito, tranne il suo desiderio per l’attrice. Aveva sorriso guardando fuori dal finestrino.
Sotto, sulla strada, era passata una luccicante banda di arlecchini. Ne era salito un suono variopinto, e Brian aveva sorriso ancora compiacendosi della musica, del fragore e del bagliore della banda, del movimento dei buffoni vestiti di rosso, oltre il parco. La folla si spingeva allegramente fuori della chiesa. Come mai, era domenica? Il tempo per lui non esisteva.
Lungo la costa, le donne, nei loro costumi castigati, azzurro e lillà, si muovevano allegramente, era tutto imbandierato e tutto volteggiava agile alla luce del sole.
E al di là di tutto questo c'erano i silenziosi pendii della collina, c'era Sarah. La prima attrice del Teatro Garrick di Londra, la diva che mandava in visibilio folle di spettatori, soprattutto nella scena finale del primo atto, in cui si liberava di tutti i suoi vestiti, rimanendo completamente nuda, sarebbe stata sua.
Era tutto così meraviglioso che Brian riusciva ad essere paziente, nonostante il desiderio per la donna si facesse sempre più pressante. Un desiderio che era nato all’improvviso, in un momento di debolezza di Sarah. Non sapeva esattamente cosa era successo, ma, all’improvviso, una sera, Sarah era piombata nel suo studio ed egli aveva colto nei suoi occhi un’ombra di tristezza. Se ne era meravigliato perché la donna non sembrava proprio il tipo della donna romantica o introversa.
Ma quello sguardo, quella sera, erano velati da una strana ombra e mentre lo fissavano si erano fatti scuri come un cielo pieno di nuvole. E, in quelle nuvole, egli aveva scorto, forse per la prima volta, la sua vera essenza.
E, nel colore di quegli occhi, grigi, verdi, azzurri, neri, non avrebbe saputo dirlo, vide le nuvole, la pioggia, il temporale, la bufera ma anche la luce di rossi tramonti e le folate di un vento caldo e torrido: era come se in lei ardesse una fiamma di cui forse non era consapevole.
Non aveva detto una parola. Lo aveva attratto a se e lo aveva baciato.
Aveva sospirato profondamente, elettrizzato a quel pensiero. Ma non doveva essere impaziente. Il treno aveva rallentato nella città dove i buffoni vestiti di rosso, gli uomini vestiti ridicolmente d'azzurro e tutte le donne dai vestiti sgargianti, che erano uscite dalla chiesa, si agitavano come se la strada fosse una bolgia infernale.
Il treno era scivolato via avvicinandosi alla stazione centrale. Ancora un attimo e fu nella sudicia stazione. Il giorno splendeva e Brian venne afferrato dall'ansia. Sentiva il vento gonfiarsi sotto di lui e si era guardato intorno.
Al di là della spiaggia, il mare era azzurro come un fiore di pervinca, ravvivato qua e là da vele d'oro, bianche e sanguigne. In piedi sulla banchina, si abbandonò alla brezza ed al mare, sentendosi come una delle vele purpuree, come se ne avesse fatto parte.
Fuori dalla stazione, a sinistra si ergeva la fortezza rotonda, elegante, solida, solitaria. Al di là, comparivano prati e boschi. Le case si affollavano su un lungo viale per dargli il benvenuto.
Mentre guardava nella foschia l'estremità del molo, grandi schiere di nuvole pesanti scagliarono la loro ombra su Brian che ebbe un tremito nel vento freddo. Sulla pianura vicino a Eastbourne il vento gemeva come l'accordo di molti arpe. Tutto il cielo era grigio. Brian aveva atteso triste alla stazione di Eastbourne, che il vento freddo spazzava con violenza. Era domenica, la stazione e le strade vuote erano prive di significato. Brian, indossato il soprabito, s'era seduto. Tutta l'esaltazione della mattina se n'era andata, benché brillasse ancora una grande speranza. Aveva dormito solamente due ore, la notte. Era svuotato, come un uomo che dopo essersi ubriacato di gioia, tenti di disintossicarsi.
Poi, la vide. Improvvisamente il cuore di Brian si svegliò cominciando a pulsare con violenza.
— Tu qui? — aveva esclamato con uno strano tono.
Brian si era sentito invadere da una lucida indifferenza, come se avesse preso qualche calmante. Era meravigliato di se stesso. Sembrava che ogni fibra del suo corpo fosse stupita dall’improvvisa calma che lo aveva pervaso.

E constatò, con tristezza, che egli non amava quella donna. La desiderava, soltanto.

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