L’Oscuro Delitto di
Wind Park di Arnoldo Galoppini
Presentazione
Siamo
in Australia, in un periodo imprecisato tra il 1925 e 1930. In una villa
situata non lontana da Melbourne, a Wind Park, viene trovato morto Hugh
Chancer. La polizia è portata a pensare ad una morte naturale, ma alcune
circostanze portano l’investigatore privato Leblanc a riconsiderare i fatti. E
benchè non appoggiato da nessuno, intraprende una indagine privata che lo
porterà ad una scoperta sorprendente.
Incipit
Come
sono riuscito a condurre a capo ciò che s'è chiamato l’oscuro caso di Wind
Park?
E'
semplicissimo! Voglio dire: è semplicissimo a raccontare.
Come
tutti gl'inglesi di buona razza, sono metodico, perchè stimo che con il metodo
si arrivi a una precisione di memoria straordinaria.
E ci
vuole della memoria per esercitare l'arte così complessa del poliziotto
privato: dico privato e non ufficiale. Prima di tutto, sono figlio d'un
gentiluomo. Mio padre, Arthur Edgard Leblanc, era uno dei coloni più
onorevolmente conosciuti dell'ovest australiano.
Il
poliziotto ufficiale non è mai un gentiluomo ed è quasi sempre un cattivo
segugio perchè manca precisamente di ciò che fa appunto la nostra forza: il
metodo.
Il
metodo non si apprende. Ciascuno se lo crea secondo le proprie attitudini o la
propria disposizione di spirito.
Il
poliziotto subalterno applica servilmente le norme dategli dal superiore,
questi s'inchina innanzi a quelle dategli dal suo capo, il quale, a sua volta,
se ne riporta al proprio, e così di seguito risalendo per la gerarchia, fino al
lord capo di giustizia.
Di
modo che non v'è in tutto il regno che una maniera d'istruire ufficialmente
tutti i casi penali, quando invece per ciascuno si dovrebbe trovare un'abilità
particolare ispirata dall'analisi del caso stesso.
Così,
i poliziotti ufficiali, in generale, non riescono a nulla, e talvolta ricorrono
a noi per disperazione.
Fu
precisamente così per il delitto di Wind Park.
Ecco
il fatto.
In un
caldo pomeriggio di luglio, mi trovavo nella mia casa di Broad-West, in
compagnia di alcuni intimi: Michael Perkins, un amico di collegio, Gilbert
Crawford, il milionario mio vicino di campagna, e la deliziosa signorina Edith.
Di
Edith ci sarebbe molto da dire, mi basti raccontarvi che è alta, snella, bruna,
con due occhi maliziosi, un seno degno di una dea, cha a volte copre a malapena,
e che…. Ma forse è meglio che mi fermi qui e che torni all’argomento principale
di questa narrazione.
Quello
che è più interessante ricordare è che era di domenica e che facevamo in
quattro una partita di «scouring».
Questo
punto merita un momento di attenzione, perchè fissa per me il principio del
racconto. E', se si vuole, il colpettino di pollice che mette in moto
automaticamente nella mia memoria metodica una serie di quadrettini, simili a
prove cinematografiche, i quali compongono da soli il dramma visuale che io ho
classificato nella mia terza circonvoluzione frontale, sotto la scheda: Wind
Park.
Giocavamo,
dunque, allo «scouring», e il signor
Crawford, il milionario, aveva battuto il dieci di bastone, quando in quello
stesso momento il mio vecchio Jim picchiò tre colpettini alla porta del
salotto.
—
Oibò, ancora l'«alarm-knock», —
esclamò Michael Perkins, gettando rabbiosamente le carte sulla tavola, e questo
proprio nel minuto in cui il gioco diventava interessante. — Bisogna credere
che il diavolo non possa soffrire lo «scouring.»
— Non
il diavolo, — feci levandomi, — ma senza dubbio qualche cosa di peggio...
Raccogliete il vostro gioco, Perkins. Forse non ne avrò per molto.
Così
dicendo, cavai l'orologio, che è un buon cronometro di fabbrica inglese, e
aggiunsi:
— Il
nostro amico Crawford ha battuto una carta, questa carta è di bastone.
Ricordate bene questo, vi prego. In tutte le azioni della nostra vita, bisogna
riportarsi a dei procedimenti mnemonici. Ora, questo colore significa speranza.
Sperate, dunque, senza contarvi troppo. Questa carta di bastone è un dieci.
Aspettatemi dieci minuti, e se trascorso questo tempo, cioè alle 3.45, non sarò
riapparso, riprendete pure la partita senza il vostro servitore.
Così
dicendo, mi congedai dai miei ospiti. Mi parve, quando richiusi la porta,
sentire al mio riguardo una certa osservazione che qualcun altro avrebbe
giudicata scortese... ma non io. Una reputazione di originalità, anche in casi
in apparenza indifferenti, non mi dispiace affatto.
Passai
dunque nel mio gabinetto da lavoro.
Mi
aspettava un uomo seduto in una poltrona e riconobbi subito uno di quei
funzionari di cui parlavo poco fa, i quali fanno un pò come quelle matrone di
villaggio quando la loro esperienza ha già compromesso tutto.
— Ah,
siete voi, Mac Pherson, — feci andando verso il guastafeste. — Che c'è
ancora... un delitto?
—
Forse, signor Leblanc.
— Una
morte, almeno?
— Sì,
signor Leblanc.
—
Misteriosa?
—
Alcuni dicono di sì, altri sono di parere assolutamente opposto.
— In
breve, di che si tratta?
—
Ecco. Senza dubbio avete sentito parlare del signor Hugh Chancer, sapete, quel
vecchio originale che abita a Wind Park?
—
Perfettamente... E questo signor Chancer è morto?
—
Come, lo sapete già!
— Ma
se me l'avete detto voi... Vedete, Mac Pherson, vi presentate in casa mia per
intrattenermi su una morte sospetta, e cominciate il racconto su Hugh Chancer.
Il meno che io possa fare è di dedurne che il signor Chancer sia la vittima.
Continuate, vi prego.
—
Infatti, il signor Chancer è stato trovato morto questa mattina nel suo
gabinetto da lavoro... Avevamo in principio, io e l'ispettore capo Bailey,
concluso per una morte naturale, quando una cameriera è venuta a fare una
deposizione che ha intricato tutto... Ketty, si chiama così questa ragazza,
pretende di aver sentito verso la mezzanotte delle grida di aiuto che venivano
dalla stanza del padrone... Afferma di aver veduto inoltre, al chiarore della
luna, un uomo che scalava il muro del parco... Tutto questo è assai strano e vi
confesserò che, per parte mia, non ne credo una parola.
— E
su che vi basate, Mac Pherson, per respingere a priori le dichiarazioni di
questa Ketty?
— Su
che? Ma, perbacco! Prima di tutto sulla mia esperienza, e quindi sulla mia
inchiesta... Per arrivare fino al signor Chancer siamo stati obbligati, io e
Bailey, a sfondare la porta del suo gabinetto che era chiusa dal dì dentro con
un solidissimo catenaccio d'acciaio... Parimenti un'altra porta era chiusa a
catenaccio... Quanto alle finestre, esse erano tutte chiuse ermeticamente...
Per me, vedete, il signor Chancer, che era grossissimo e molto acceso in viso,
è morto di una congestione. Intanto, siccome è stata pronunziata la parola
delitto i vicini del defunto reclamano il vostro intervento, sono venuto per
ordine di Bailey a sentire se acconsentireste a occuparvi di questa faccenda.
Feci
col capo un cenno affermativo. L'avventura m'interessava.
La
breve relazione udita era bastata per farmi ancora una volta toccare con mano
la strana incapacità della polizia.
Premetti
un bottone elettrico e immediatamente entrò il mio domestico.
—
Jim, — ordinai, — il mio grosso soprabito grigio.
— Con
questo caldo, signor Leblanc?
—
Avete compreso, Jim? Da quando bisogna ripetervi, un ordine una seconda volta?
Jim
sparì dietro la porta e riapparve subito col soprabito.
—
Avanti — dissi a Mac Pherson.
Discendemmo
e vidi fermo innanzi alla casa una carrozza nella quale si trovava l'ispettore
capo Bailey.
Questo
funzionario aveva temuto, senza dubbio, venendo lui stesso a implorare il soccorso
di un dilettante, di compromettere la buona fama della sua amministrazione, e
mi aveva mandato il segretario.
—
Buon giorno, signor Leblanc! — egli disse con aria fredda.
—
Buon giorno, Bailey. Ebbene, pare che abbiate bisogno di me?
L'ispettore
ebbe un impercettibile movimento di spalle di difficile interpretazione, ma io
mi contentai di sorridere, avvezzo com'ero alle maniere un pò libere di quel
poliziotto senza finezze mondane.
Nel
momento che stavo, per varcare la soglia della porta, fui raggiunto dal signor
Crawford.
Il
mio ricchissimo vicino aveva il cappello in testa e sembrava un pò confuso.
—
Scusatemi, — disse, — ma ho appreso che voi partite per Wind Park.
—
To'... siete già al corrente?
— E'
colpa vostra, mio caro Leblanc. Voi parlate un pò forte, e abbiamo sentita
tutta la vostra conversazione con l'agente Mac Pherson. Volete permettermi di
accompagnarvi?
— Con
piacere.
— Ho
letto molto Conan Doyle e non mi dispiacerebbe di vedervi un pò al lavoro, mio
caro Leblanc. Una fantasia, che volete! Così è inteso che sono dei vostri...
Lasciatemi allora condurvi con la mia automobile. Così in pochi minuti saremo a
Wind Park... Con questa carrozza ne avreste per un'ora.
—
Accetto, — feci sorridendo. — La signorina Edith e Perkins saranno ridotti a fare
una partitina a quattr'occhi.
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