L’Occhio di Brahma
di Giuseppe Fletther
Presentazione
Remake
di un classico, The Orange-Yellow Diamond del 1921 di Fletcher, il presente
romanzo si svolge in Italia, tra gli anni dal 1936 al 1939, e intreccia in modo
sapiente la storia di uno stupro di una ragazza liceale con la morte del
Podestà di Parma e il furto di un famoso diamante L’Occhio di Brahma, da cui trae titolo il romanzo.
Incipit
Giuliana piegò la testa pensierosa
e i riccioli dai riflessi di rame le incorniciarono il viso delicato, dalle
linee meravigliosamente pure. Nello sguardo era riapparso, per un attimo, il
vivace ardore della gioventù, temperato da una pensierosa malinconia e da
un'ombra dolorosa, che non riusciva a cancellare, quando rievocava il ricordo
delle ore tragiche che aveva trascorso.
Ogni traccia della suggestione
esercitata su di lei da Marco Rambaldi, era scomparsa. Ma l'impronta delle
sofferenze, delle terribili angosce della violenza, era impressa in quell'anima
vibrante e sensibile, e Giuliana doveva ancora lottare contro quei penosi
ricordi.
Marco Rambaldi. Lo aveva conosciuto
alla festa di Lia Tanzi. Era un ragazzo che attirava l’attenzione: alto e
muscoloso, dal viso abbronzato, con due occhi azzurri e un volto dai lineamenti
grechi.
Aveva dei modi di fare molto
cortesi e sembrava oltremodo sicuro di sé, dimostrando sicuramente una maturità
superiore agli anni che aveva. A quella festa tutte le ragazze se lo mangiavano
con gli occhi. Ed anche lei non era rimasta insensibile al suo fascino. Le era
piaciuto subito.
Stava seduta in disparte, quasi
contrariata di aver accettato l’invito di Lia, ma ben sapendo che, in fondo,
non avrebbe rinunciato per niente al mondo ad entrare in quella ristretta cerca
di liceali che erano i più ammirati di Parma. Solo che la festa si stava
trasformando in orgia e lei non era pronta, e forse non lo sarebbe mai stata, per
quel genere di avventure.
La sua mente aveva preso a vagare e
i suoi pensieri oscillavano tra il tutto e il contrario di tutto, quasi
presagendo che qualcosa di nuovo e di imprevedibile sarebbe accaduto. In verità
si era accorta che la sua bellezza aveva il potere di calamitare gli sguardi di
quasi tutti i ragazzi che erano presenti nella sala, e lei si era data un gran
da fare per trovare tempo per distribuire a tutti un sorriso, al fine di non
sembrare scontrosa o troppo piena di sé.
Ma la sua attenzione da subito era
stata attratta da Marco Rambaldi. Le sembrò strano che a quell’ora quel
giovane, dal fascino irresistibile, stile Amedeo Nazzari nel film La casa del peccato, rimanesse così
appartato. Si era seduto su una poltrona e si guardava intorno con aria
indifferente.
Ogni tanto si accendeva una
sigaretta e guardava davanti a sé lo spettacolo di streap-tease che si svolgeva
al centro del salone. Ma non sembrava eccitarsi particolarmente per ciò che
stava vedendo.
In quel momento, una ragazza mora,
magra, dal seno abbondante, con movimenti lenti aveva preso a spogliarsi.
Giuliana non la conosceva e non avrebbe saputo dire chi fosse. Si era piazzata
davanti a Marco Rambaldi e tirata su la gonna aveva cominciato a sganciarsi le
calze di seta. Si era slacciata la gonna e si era sfilata le mutandine. Poi si
era sfilata la camicetta e si era sganciata il reggiseno, restando
completamente nuda.
A quel punto aveva preso le mani di
Marco Rambaldi e se le era poste sul seno, ma il giovane l’aveva respinta con
gentilezza. Il suo sguardo, per tutto il tempo dello spogliarello, si era
mantenuto freddo e impassibile, come se stesse guardando qualunque altra cosa.
E non si comportava minimamente come il resto dei presenti, che ormai, a
quell’ora avanzata, eccitati dalle ragazze e dalle bevande alcoliche, avevano
mollato i loro freni inibitori.
Giuliana ne era sempre più presa.
Si meravigliava che il ragazzo fosse solo. In genere uomini così affascinanti
non erano mai soli, ma sempre accompagnati da ragazze altrettanto belle,
disinibite e seducenti.
Come calamitata da una forza
superiore alla sua volontà, Giuliana si era alzata e si era diretta verso di
lui. Improvvisamente si sentiva audace. Simulava la sicurezza che le derivava,
e lei lo sapeva bene, dalla sua bellezza. Ma forse questo da solo avrebbe
potuto non bastare. Fu la banalità delle sue parole che dovette far colpo sul
giovane.
— Non ti interessa
lo spogliarello?
Marco Rambaldi l’aveva guardata
stupito, incredulo di trovarsi di fronte una ragazza così avvenente. Per quanto
le altre ragazze fossero desiderabili, la bellezza di Giuliana si staccava
nettamente e la faceva distinguere a prima vista dal resto di tutte le altre
liceali di Parma.
Il giovane si era chiesto come mai
non l’avesse mai notata. Mentì:
— Sono preso dalla
tua bellezza, — disse scrollando la cenere dell’ennesima sigaretta.
Aveva una voce
calda e gentile, una di quelle che ogni donna avrebbe sognato per tutta la vita
e che forse non avrebbe mai udito.
La voce e il
sorriso di Marco Rambaldi erano suadenti, vellutati, irresistibili. I suoi
occhi avevano incontrato quelli scuri e vellutati di Giuliana e in quel
momento, la ragazza si era sentita completamente conquistata. Qualsiasi cosa le
avrebbe chiesto quel ragazzo, lei l’avrebbe fatta.
Non ci furono
altre parole. Giuliana non aveva altro da chiedere, e si lasciò andare al
desiderio che improvvisamente la stava devastando. Ricambiò con passione
lancinante il lungo bacio che lui le diede. Un bacio lungo, preludio di quello
che sarebbe successo in seguito.
Priva di ogni
inibizione, dimentica dell’istruzione cattolica e borghese che aveva ricevuto,
Giuliana si era lasciata denudare e prendere sul pavimento davanti a tutti. Le
luci nella stanza si erano abbassate ed anche le altre coppie stavano facendo
all’amore. Le sembrò quindi naturale che anche lei si lasciasse andare.
Avevano fatto
l’amore con tutta la passione e il desiderio che li aveva uniti dal primo
momento del loro incontro. Le carezze di Marco Rambaldi erano state tenere e
appassionate, e l’emozione per quel modo di sentirsi amata, travolgente e
tenero allo stesso tempo, si era impadronito di lei.
Avrebbe pianto per
la felicità se il primo orgasmo intenso e improvviso non l’avesse colta nello
stesso momento in cui anche lui raggiungeva il culmine del piacere.
Erano rimasti
abbracciati, uniti in ogni centimetro della loro pelle, in ogni parte più
recondita della loro anima, quando aveva avvertito sulla propria pelle
l’inspiegabile villosità di corpi maschili dai solidi muscoli, l’inconfondibile
odore di altri uomini.
Non uno solo, ma
altri due. Poi, mani ovunque, sui seni, tra le gambe, le risate, e bocche che
mordevano la sua e le si attaccavano ai seni. Marco Rambaldi l’aveva costretta
a sdraiarsi su di lui e un corpo maschile si era posato su di lei. Aveva
avvertito il peso e la pressione dolorosa dei loro corpi e dei loro sessi, si
era sentita lacerare, violare, sino al loro urlo finale. Marco Rambaldi sotto
di lei, tagliente come una lama, il peso di Luigi Pellegrini, suo compagno di
banco al liceo, al disopra, e il loro simultaneo orgasmo.
Non contenti, Aldo
Busi, un altro suo compagno di scuola le aveva violato la bocca, facendola
quasi soffocare. Si era ritrovata così, tra le loro risa e le loro
imprecazioni, doppiamente impalata e senza la possibilità di poter chiedere
aiuto.
Aldo Busi le aveva
gridato:
— Troia, prova a
mordermi e ti cavo gli occhi.
Quanto tempo era
durata quella violenza? Quando se n’era andata? E quando era stato che la polizia
l’aveva trovata intenta ad aggirarsi ai margini di Piazza Duomo, in piena
notte, e la ronda di turno l’aveva trasportata all’ospedale?
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