lunedì 11 aprile 2016

L’Occhio di Brahma di Giuseppe Fletther


L’Occhio di Brahma di Giuseppe Fletther

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Presentazione
Remake di un classico, The Orange-Yellow Diamond del 1921 di Fletcher, il presente romanzo si svolge in Italia, tra gli anni dal 1936 al 1939, e intreccia in modo sapiente la storia di uno stupro di una ragazza liceale con la morte del Podestà di Parma e il furto di un famoso diamante L’Occhio di Brahma, da cui trae titolo il romanzo.
Incipit
Giuliana piegò la testa pensierosa e i riccioli dai riflessi di rame le incorniciarono il viso delicato, dalle linee meravigliosamente pure. Nello sguardo era riapparso, per un attimo, il vivace ardore della gioventù, temperato da una pensierosa malinconia e da un'ombra dolorosa, che non riusciva a cancellare, quando rievocava il ricordo delle ore tragiche che aveva trascorso.
Ogni traccia della suggestione esercitata su di lei da Marco Rambaldi, era scomparsa. Ma l'impronta delle sofferenze, delle terribili angosce della violenza, era impressa in quell'anima vibrante e sensibile, e Giuliana doveva ancora lottare contro quei penosi ricordi.
Marco Rambaldi. Lo aveva conosciuto alla festa di Lia Tanzi. Era un ragazzo che attirava l’attenzione: alto e muscoloso, dal viso abbronzato, con due occhi azzurri e un volto dai lineamenti grechi.
Aveva dei modi di fare molto cortesi e sembrava oltremodo sicuro di sé, dimostrando sicuramente una maturità superiore agli anni che aveva. A quella festa tutte le ragazze se lo mangiavano con gli occhi. Ed anche lei non era rimasta insensibile al suo fascino. Le era piaciuto subito.
Stava seduta in disparte, quasi contrariata di aver accettato l’invito di Lia, ma ben sapendo che, in fondo, non avrebbe rinunciato per niente al mondo ad entrare in quella ristretta cerca di liceali che erano i più ammirati di Parma. Solo che la festa si stava trasformando in orgia e lei non era pronta, e forse non lo sarebbe mai stata, per quel genere di avventure.
La sua mente aveva preso a vagare e i suoi pensieri oscillavano tra il tutto e il contrario di tutto, quasi presagendo che qualcosa di nuovo e di imprevedibile sarebbe accaduto. In verità si era accorta che la sua bellezza aveva il potere di calamitare gli sguardi di quasi tutti i ragazzi che erano presenti nella sala, e lei si era data un gran da fare per trovare tempo per distribuire a tutti un sorriso, al fine di non sembrare scontrosa o troppo piena di sé.
Ma la sua attenzione da subito era stata attratta da Marco Rambaldi. Le sembrò strano che a quell’ora quel giovane, dal fascino irresistibile, stile Amedeo Nazzari nel film La casa del peccato, rimanesse così appartato. Si era seduto su una poltrona e si guardava intorno con aria indifferente.
Ogni tanto si accendeva una sigaretta e guardava davanti a sé lo spettacolo di streap-tease che si svolgeva al centro del salone. Ma non sembrava eccitarsi particolarmente per ciò che stava vedendo.
In quel momento, una ragazza mora, magra, dal seno abbondante, con movimenti lenti aveva preso a spogliarsi. Giuliana non la conosceva e non avrebbe saputo dire chi fosse. Si era piazzata davanti a Marco Rambaldi e tirata su la gonna aveva cominciato a sganciarsi le calze di seta. Si era slacciata la gonna e si era sfilata le mutandine. Poi si era sfilata la camicetta e si era sganciata il reggiseno, restando completamente nuda.
A quel punto aveva preso le mani di Marco Rambaldi e se le era poste sul seno, ma il giovane l’aveva respinta con gentilezza. Il suo sguardo, per tutto il tempo dello spogliarello, si era mantenuto freddo e impassibile, come se stesse guardando qualunque altra cosa. E non si comportava minimamente come il resto dei presenti, che ormai, a quell’ora avanzata, eccitati dalle ragazze e dalle bevande alcoliche, avevano mollato i loro freni inibitori.
Giuliana ne era sempre più presa. Si meravigliava che il ragazzo fosse solo. In genere uomini così affascinanti non erano mai soli, ma sempre accompagnati da ragazze altrettanto belle, disinibite e seducenti.
Come calamitata da una forza superiore alla sua volontà, Giuliana si era alzata e si era diretta verso di lui. Improvvisamente si sentiva audace. Simulava la sicurezza che le derivava, e lei lo sapeva bene, dalla sua bellezza. Ma forse questo da solo avrebbe potuto non bastare. Fu la banalità delle sue parole che dovette far colpo sul giovane.
— Non ti interessa lo spogliarello?
Marco Rambaldi l’aveva guardata stupito, incredulo di trovarsi di fronte una ragazza così avvenente. Per quanto le altre ragazze fossero desiderabili, la bellezza di Giuliana si staccava nettamente e la faceva distinguere a prima vista dal resto di tutte le altre liceali di Parma.
Il giovane si era chiesto come mai non l’avesse mai notata. Mentì:
— Sono preso dalla tua bellezza, — disse scrollando la cenere dell’ennesima sigaretta.
Aveva una voce calda e gentile, una di quelle che ogni donna avrebbe sognato per tutta la vita e che forse non avrebbe mai udito.
La voce e il sorriso di Marco Rambaldi erano suadenti, vellutati, irresistibili. I suoi occhi avevano incontrato quelli scuri e vellutati di Giuliana e in quel momento, la ragazza si era sentita completamente conquistata. Qualsiasi cosa le avrebbe chiesto quel ragazzo, lei l’avrebbe fatta.
Non ci furono altre parole. Giuliana non aveva altro da chiedere, e si lasciò andare al desiderio che improvvisamente la stava devastando. Ricambiò con passione lancinante il lungo bacio che lui le diede. Un bacio lungo, preludio di quello che sarebbe successo in seguito.
Priva di ogni inibizione, dimentica dell’istruzione cattolica e borghese che aveva ricevuto, Giuliana si era lasciata denudare e prendere sul pavimento davanti a tutti. Le luci nella stanza si erano abbassate ed anche le altre coppie stavano facendo all’amore. Le sembrò quindi naturale che anche lei si lasciasse andare.
Avevano fatto l’amore con tutta la passione e il desiderio che li aveva uniti dal primo momento del loro incontro. Le carezze di Marco Rambaldi erano state tenere e appassionate, e l’emozione per quel modo di sentirsi amata, travolgente e tenero allo stesso tempo, si era impadronito di lei.
Avrebbe pianto per la felicità se il primo orgasmo intenso e improvviso non l’avesse colta nello stesso momento in cui anche lui raggiungeva il culmine del piacere.
Erano rimasti abbracciati, uniti in ogni centimetro della loro pelle, in ogni parte più recondita della loro anima, quando aveva avvertito sulla propria pelle l’inspiegabile villosità di corpi maschili dai solidi muscoli, l’inconfondibile odore di altri uomini.
Non uno solo, ma altri due. Poi, mani ovunque, sui seni, tra le gambe, le risate, e bocche che mordevano la sua e le si attaccavano ai seni. Marco Rambaldi l’aveva costretta a sdraiarsi su di lui e un corpo maschile si era posato su di lei. Aveva avvertito il peso e la pressione dolorosa dei loro corpi e dei loro sessi, si era sentita lacerare, violare, sino al loro urlo finale. Marco Rambaldi sotto di lei, tagliente come una lama, il peso di Luigi Pellegrini, suo compagno di banco al liceo, al disopra, e il loro simultaneo orgasmo.
Non contenti, Aldo Busi, un altro suo compagno di scuola le aveva violato la bocca, facendola quasi soffocare. Si era ritrovata così, tra le loro risa e le loro imprecazioni, doppiamente impalata e senza la possibilità di poter chiedere aiuto.
Aldo Busi le aveva gridato:
— Troia, prova a mordermi e ti cavo gli occhi.

Quanto tempo era durata quella violenza? Quando se n’era andata? E quando era stato che la polizia l’aveva trovata intenta ad aggirarsi ai margini di Piazza Duomo, in piena notte, e la ronda di turno l’aveva trasportata all’ospedale?

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